Da molto tempo ormai, tante vie spirituali convergono su un'unica “certezza”: ci accade quello che siamo, anzi, quello che “pensiamo”, anzi quello che “sentiamo”. Un unico codice, molteplici interpretazioni. Sono stati scritti fiumi di parole, da varie vie spirituali, piuttosto che da teorie neo/spiritual/cibernetiche, che hanno ormai definito dei concetti trasversali
Tuttavia questa consapevolezza richiede una condizione essenziale: la necessità di risvegliarsi da sonno narcotico generato dall’ambiente circostante e riuscire a riconoscere finalmente questa nostra “natura divina”. Zeland in uno dei passaggi che rivedremo in seguito afferma: “In ognuno di noi c’è una particella di Dio. Voi siete suoi Figli e la vostra vita è il sogno di Dio. Gestendo la realtà con la potenza della vostra intenzione farete la Sua volontà. La vostra intenzione è l’intenzione di Dio.” Circa tremila anni prima, nel testo dello Zohar, uno dei capisaldi della Kabbalah viene detto che l’uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio, non è altro che il compiersi del suo piano creativo. E che “tale natura superiore lo rende quindi capace di superare le attuali limitazioni, risultato dei lati negativi, egoistici, irascibili, aggressivi” (Nadav Crivelli, Introduzione alla Cabala). Il primo e più importante strumento per accedere a questa meravigliosa potenzialità è quindi il RISVEGLIO. Ma come attivare questo strumento e sfuggire alla “realtà” illusoria, nella quale quella “conoscenza originaria” è stata dimenticata, o quantomeno regalata a piani profondissimi della propria coscienza, come un prigioniero dimenticato nelle segrete di un castello?
E solo allora che il “viaggio” può cominciare.
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